Lo sguardo di Annina
Annina stava sulla
panchina davanti a casa ogni giorno alla stessa ora, o almeno quando il tempo, spesso bizzarro della montagna lo permetteva. Lei guardava.. Nessuno sapeva
cosa osservasse con certezza. Il piccolo viso minuto scolpito dagli
anni, assumeva in quei momenti un'espressione beata, mentre si posava sulle cime delle
sue montagne, così belle da mozzare il fiato. Ogni tanto chinava il
capo per seguire il movimento preciso delle sue dita asciutte e magre
che intrecciavano sapientemente la paglia.
In poco tempo il piccolo cestello prendeva
forma come per magia. In quei piccoli gesti antichi riviveva il passato
di quei posti che mi avevano sempre affascinata. Spesso mi ero fermata ad osservarla, ricevendo in cambio sempre il suo sorriso gentile che dava un
senso di pace e tranquillità.
C'era in quel modo di sorridere a tutti, qualcosa che noi nelle città, abbiamo
perduto da tanto.
Non le avevo mai parlato, non volevo distoglierla
dal suo lavoro. Ma quel saluto e quel sorriso in quelle estati, mi
erano diventati indispensabili.
Dopo tante vacanze trascorse lì, ero certa mi conoscesse
bene.
Di
tanto in tanto, guardava davanti a se i turisti, che seguivano i loro
frettolosi e improbabili itinerari, e le auto rumorose e veloci che
passavano senza fermarsi, tutte dirette verso la più famosa Cortina D'Ampezzo.
Ogni
tanto, accennava con il capo un saluto gentile e un sorriso a
chi passava davanti alla sua casa, sembrava conoscere tutti.
Non smetteva di
guardare Annina, con quel suo modo particolare che avevo sempre
giudicato nostalgico, forse, mi dicevo, ripensava a quando la valle
era veramente un piccolo paradiso silenzioso e lei tanto giovane. Ad un tratto, una vocina chiassosa di bimbo ruppe l'incantesimo dei miei pensieri,
arrivando di corsa gridò: - " Nonnina, ti accompagno io su per
gli scalini, mamma ha detto che non ci vedi più .." - La piccola
mano grassoccia del bimbo si intreccio con quella sottile di Annina, poi, le due figure scomparvero, come
fuse nel piccolo gesto d'amore nel buio della scala.
Da allora sono trascorsi tanti
anni, ma ogni estate se posso, mi fermo per qualche ora a San Vito di Cadore.
Annina non c'è
più, e nemmeno quella panchina di legno. Al suo posto ora
parcheggiano i motorini, e la porticina della sua casa che dava sulla
strada, ora è diventato un bar.
La magia di quel
paesino però mi è rimasta nel cuore, e ogni volta che ci arrivo, spero di vedere Annina seduta sulla panchina a guardare le sue
dolomiti e a regalarmi quel sorriso speciale che non dimenticherò
mai.
Ci sono persone che vedono, e non sanno guardare..
Altre, che purtroppo non vedono, ma hanno occhi che vogliono vedere, che credono in quello che vedono.
